Scritto nel corpo: L’evento di Annie Ernaux
Daria Bignardi
13 Novembre 2019
di Daria Bignardi
Come scrive la scrittrice francese Annie Ernaux a proposito di una figura del suo passato, per me lei è una di quelle donne «morte o vive, reali o immaginarie, con le quali, malgrado tutte le differenze, sento di avere qualcosa in comune. Formano in me una catena invisibile in cui stanno fianco a fianco artiste, scrittrici, eroine dei romanzi, donne della mia infanzia. Ho l’impressione che la mia storia sia in loro». Anzi no: Annie Ernaux è così estrema, spudorata e spoglia nella sua missione di scrittrice che la immagino come un’isola irraggiungibile dove è accaduto qualcosa di drammatico che avrebbe potuto succedere anche a me.
Una volta l’ho incontrata e ho presentato un suo libro, ed era così: troppo. Troppo brava, troppo estrema, troppo distante.
Ogni sua opera è una guerra con morti e feriti nel campo di battaglia che è la condizione femminile, o forse dovrei dire è stata perché io voglio pensare che oggi, come ho sentito dire dalla filosofa ottantenne Luisa Muraro, stia accadendo «uno sconvolgimento che è avvenuto in profondità, senza violenza, ma enorme, e ci sta capitando: è finito il dominio maschile sulle donne». Ma per secoli, anzi millenni, non è stato così. E non è ancora così in metà del mondo.
L’ultimo
libro di Annie Ernaux tradotto in Italia da L’Orma Editore è appena uscito e
s’intitola L’evento. L’evento è stato il suo aborto
avvenuto nel 1963 nel bagno del suo studentato dopo che per la seconda volta
una mammana le aveva introdotto una sonda nell’utero.
A quel tempo l’aborto in Francia (e in Italia) era illegale ed Ernaux racconta
in modo totalmente spietato e scabro tutto quello che le accadde quando si
ritrovò a ventitré anni, incinta e sola, a doversi occupare di una gravidanza
non voluta. Leggendola ho come sempre la certezza che quel che racconta sia
precisamente quel che è successo a migliaia di donne, e che sia terribile.
Scrive Ernaux tra parentesi, dopo la raccapricciante scena nel bagno: «Può darsi che un racconto come questo provochi irritazione, o repulsione, che sia tacciato di cattivo gusto. Aver vissuto una cosa, qualsiasi cosa, conferisce il diritto inalienabile di scriverne. Non ci sono verità inferiori. E se non andassi fino in fondo nel riferire questa esperienza contribuirei a oscurare la realtà delle donne, schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo».
Il libro di Ernaux è sconvolgente e crudele ed esatto in ogni sua parola, proprio come lei: una donna che pensa che il vero scopo della sua vita sia che il suo corpo, le sue sensazioni e i suoi pensieri diventino scrittura. […]
(Vanity Fair, 13 novembre 2019: https://www.vanityfair.it/vanity-stars/daria-bignardi/2019/11/13/annie-ernaux-condizione-femminile