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Carissima Lia Cigarini,

ti chiedo scusa, innanzitutto, per il ritardo col quale ti rispondo. E’ dipeso prima da problemi che ho avuto sulla posta elettronica (ho visto la tua lettera solo ai primi di dicembre), poi da un accumulo di impegni, e infine dalla mia pigrizia.

Ho letto le tue critiche, severissime, agli articoli che ho scritto da Parigi. Le critiche fanno sempre dispiacere, specie quando sono un po’ brusche, come le tue. Però se vengono da persone intelligenti, e colte, fanno riflettere. E io naturalmente sto riflettendo sulle tue osservazioni, e mi è difficile pensare che siano infondate, dal momento che tu da molti anni ti occupi di queste cose, le studi, ci hai costruito sopra tanti pensieri e tante battaglie, mentre io ne so pochissimo. E’ la condanna odiosa alla quale siamo sottoposti tutti noi giornalisti: occuparci di cose che non conosciamo, o conosciamo pochissimo, fingendo di saperne molto.

 

Vorrei solo avanzare una timida giustificazione e poi fare due osservazioni.

 

La giustificazione è semplice: io in quegli articoli non ho espresso il mio pensiero: ho fatto il cronista. Cioè ho riferito – probabilmente in modo un po’ approssimativo e incompleto – di alcuni documenti e di vari seminari che si sono tenuti a Bobigny, e ai quali hanno partecipato molte migliaia di donne; e poi ho resocontato l’intervento (sulla questione europea) di una dirigente politica svedese. E’ probabile – come spesso mi succede – che resocontando abbia mescolato il mio pensiero e le idee espresse dalle donne del forum, e mi dispiace. Però non credo di avere esageratamente contraffatto le idee e i concetti che ho ascoltato.

 

Passo alle osservazioni. La prima è molto ingenua. Mi chiedo: se migliaia di persone – e anche moltissime donne – tutte appassionate e impegnate nella lotta e nella analisi politica, trovano ragionevoli le cose di Bobigny, non è giusto tenerne conto? Voglio dire: non credi che la vostra lotta – di voi donne: che è storica ed è decisiva per i destini dell’umanità – debba raccogliere insieme sia i livelli di elaborazione e di coscienza più avanzati e d’avanguardia, sia quelli più rudimenatli e primitivi, cercando di intergarli, di farli crescere, non di contrapporli? Come vedi non è un’osservazione, è una domanda. E ti giuro che è posta senza nessuno spirito
polemico, né tantomeno con arroganza: è posta proprio così com’è: una domanda vera.

 

Anche la seconda osservazione è quasi una domanda. Questa. Tu dici: ma allora non sarà che esiste una questione maschile? E identifichi la questione nell’incapacità dei maschi a non considerare universale il loro punto di vista. Sono convinto di sì. Esiste una questione maschile. Io credo però che non ci sia nessuna differenza tra le due questioni di genere (maschio e femmina: vedi che sto attento a non scrivere più questione femminile… mi destreggio…) perché non può esistere una senza l’altra, dal momento che la questione esiste solo come questione di rapporto tra i due sessi. Se non ci fosse il problema di riformare questo rapporto, e poi il rapporto di ciascuno dei sue sessi con la società, non vedrei dove sta il
problema. Non è così?

 

Perdonami qualche schematismo e superficialità.

 

Ti saluto con affetto e stima

 

Piero Sansonetti