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Filippa Di Marzo de “La Città Felice di Catania”

L’Associazione “Città Felice di Catania” ha presentato, il 20 maggio 2011, presso la libreria Voltapagina di Catania, il libro Essere Maschi–Tra Potere e Libertà scritto da Stefano Ciccone, edito da Rosenberg & Selliers. Il libro è stato presentato e discusso da uomini e donne appartenenti a diverse realtà associative di Catania che hanno interloquito con l’autore, elaborando visioni e analisi personali e ponendogli delle domande che hanno reso più vivo l’incontro. Tra le richieste vale la pena di evidenziarne alcune, importanti per approfondire la conoscenza con l’autore e far dialogare la differenza femminile e maschile, come ad esempio approfondire il nesso che secondo Ciccone esiste tra sessualità maschile e logiche di potere e di guerra; altra domanda è stata se ci siano elementi della vecchia immagine del maschile da salvare e mettere in circolo nella ricerca di una moderna parzialità maschile e di nuove forme di mascolinità. È stato chiesto anche quale sia al presente il percorso di cambiamento intrapreso dagli uomini della rete di Maschile Plurale e come questo si proponga e si renda visibile politicamente nella sfera del pubblico, e ancora quanto sia imprescindibile per gli uomini il dato della paternità biologica alla luce del desiderio di diventare padri. A queste e altre domande, Stefano Ciccone ha risposto con dovizia di analisi facendo ricorso anche alla sua personale esperienza, cosa che ha sollecitato i presenti, i quali hanno fatto richiesta all’associazione Città Felice di promuovere ulteriori incontri sulla “questione maschile” da tenersi in seguito a una lettura più accurata del libro e ai guadagni politici emersi dalle relazioni di differenza tra donne e uomini. Stefano Ciccone incarna la figura di un uomo che più di vent’anni fa, dopo l’esperienza vissuta nel gruppo Maschile Plurale di Roma, ha contribuito, unitamente ad altri gruppi nazionali di uomini con storie e pratiche diverse, a creare l’associazione nazionale Maschile
Plurale e buona parte del libro, come lui stesso precisa nell’introduzione, fa riferimento a questa esperienza collettiva nel gruppo, con i cui componenti ha potuto riattraversare in modo critico non solo la propria esperienza di uomo ma anche le vicende storiche dell’oppressione patriarcale sulle donne e le categorie e i modelli identitari del maschile.
Il libro di Stefano Ciccone, come lui stesso riferisce è il racconto del suo voler “essere uomo nel mondo”, che attraverso la personale esperienza cerca di leggere i saperi, praticare la politica e porsi di fronte al problema della violenza degli uomini sulle donne individuandola come la “questione maschile”, prima di tutte per importanza tra le contraddizioni da indagare da parte dell’umanità.
Il libro si pone a metà strada tra il saggio e l’autobiografia. È un saggio nella misura in cui Stefano Ciccone parlando di violenza sulle donne, prostituzione, paternità, sessualità, cita e rinvia continuamente al pensiero ed agli scritti di diverse/i scrittori e scrittrici; ed è innanzitutto racconto autobiografico per via del suo percorso di uomo che a un certo momento della vita ha acquisito la consapevolezza che il linguaggio parlato dai maschi è un linguaggio “neutro” in quanto espressione ed esercizio del potere assolutizzante maschile, nel quale non c’è né spazio né libertà per i desideri autentici di uomini e di donne.
L’autore, prendendo spunto dal cammino fatto dalle donne del femminismo della differenza sessuale che sin dagli anni ’70 hanno preso parola pubblica per elaborare ed esprimere la loro soggettività e la verità sulle cose che accadono nel mondo, partendo dal loro punto di vista “parziale” di donne, riconosce a sua volta così la “parzialità” del maschile e la analizza insieme ad altri uomini che come lui sentono il disagio di una rappresentazione errata dell’essere uomini
detentori di un potere nel quale non c’è spazio per le emozioni, per i desideri, per la percezione del
corpo e per le manifestazioni d’intimità tra uomini. L’autore confida alle pagine del suo libro e a chi lo legge quanto gli sia stato di giovamento per procedere nella destrutturazione del sé attingere alle analisi e ai testi femministi, al linguaggio, alle pratiche politiche delle donne, ma soprattutto come abbia saputo fare tesoro degli scambi, delle relazioni e dei conflitti costruttivi intrapresi con esse.
Come maschio, che insieme ad altri, ha riconosciuto la propria parzialità e con essa la libertà di esplorare la sua vita in maniera differente, Stefano Ciccone inizia a indagare una serie di problemi che sono strettamente connessi con la cultura e l’oppressione “patriarcale”.
Da oltre 15 anni il tema affrontato dagli uomini di Maschile Plurale è stato quello della violenza sulle donne, che rimanda direttamente a quello della prostituzione.
Per Ciccone la violenza sulle donne si spiega con la volontà di predominio dell’uomo sulla donna, dominio che nel gesto di mercificare il corpo della donna acquista significati di mortificazione del femminile che viene reso oggetto del potere di acquisto del maschio.
Ma per Ciccone la violenza sulle donne, e con essa la tremenda verità della violenza in famiglia, rivelano una “povertà” del maschile che nella sessualità vede un semplice “sfogo fisiologico” troppo spesso giustificata dalla “naturalità” e dalle “necessità” del corpo maschile, dove però non trovano spazio le relazioni, i rapporti costruttivi, i sentimenti ed il desiderio.
La “povertà” del maschile, che si traduce in volontà di dominio sulla donna, si manifesta anche nella scarsa conoscenza del proprio corpo da parte dei maschi e/o nella richiesta di paternità, che porta spesso il maschio a confliggere con la donna sulla quale sposta la sua frustrazione e la sua dipendenza che esterna con la difficoltà a saper mettere in essere rapporti di relazione e di affetto con le figlie e i figli.
Il consiglio che Ciccone si sente di dare ad altri uomini è quello d’intraprendere insieme e nelle relazioni di differenza con donne, un percorso di libertà e di consapevolezza della propria parzialità, nel quale la ricerca del rinnovato desiderio maschile acquisti una valenza centrale.

 

Filippa Di Marzo de “La Città Felice di Catania”