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di Michele Fumagallo
Partita a metà dicembre la quarta edizione di Intramoenia Extra Art, la manifestazione d’arte che sta attraversando da alcuni anni la terra di Puglia alla valorizzazione dei suoi monumenti. Dopo Castel del Monte, i palazzi e castelli della Daunia, quelli del Salento e di Lecce, è la volta del Castello Svevo di Bari. Qui è installato, in versione pugliese, il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto accoppiato alla scultura sonora Mama di Gianna Nannini, un work in progress che si riempie di contenuti nuovi ad ogni tappa del suo percorso per il mondo (il prossimo appuntamento è a Tallin). E va subito detto che l’innesto pugliese è uno dei più interessanti. Il Terzo Paradiso di Pistoletto è immaginato come un percorso nuovo dopo il primo in cui Adamo ed Eva, cioè il maschile e il femminile, coabitavano al ritmo della natura, e un secondo dominato da un progresso di contrapposizione alla natura che ha reso l’uomo quasi protesi della macchina. Il nuovo paradiso all’orizzonte, immaginato dall’autore della Venere degli stracci, non può che venire fuori dalle rotondità, dagli aspetti convessi, dalla morbidezza del ritorno alle origini dell’uomo. «Il Terzo Paradiso – racconta Michelangelo Pistoletto – è l’accoppiamento fertile tra il primo e il secondo. Nel primo, regolato dalla natura nel periodo che precede il morso della mela, tutto segue i ritmi dell’intelligenza naturale. Nel secondo, prende il sopravvento il Paradiso Artificiale, regolato dall’intelligenza umana dove lo sviluppo sempre più caotico porta verso una catastrofe di cui si annunciano ogni giorno i pericoli. È proprio per evitare questa collisione che bisogna aprire le porte al Terzo paradiso, in cui necessariamente l’intelligenza umana deve trovare un equilibrio con l’intelligenza della natura».
E l’installazione inizia proprio col segno dell’infinito in cui il tempo riprende il suo ritmo naturale ed eterno, sia sottoforma di ombelichi che guardano dalle pareti della Sala Angioina del castello, strisce luminose di metallo in cui occhieggiano serigrafati i simboli del gioco convesso dell’eternità dell’uomo che dalle rotondità, a mò di gravidanza, dei muri a secco della tradizione rurale e sapienziale pugliese. Un elemento locale di innesto in questa operazione che segue anche i progetti in cui Pistoletto ha sintetizzato la sua idea di arte sociale ma anche totale, popolare, che rifiuta i rigidi schemi settoriali in cui viene divisa. E Gianna Nannini fa da contraltare con la foto gigante a pancia e ombelico scoperti, immagine femminile pronta alla nuova avventura del terzo paradiso, accompagnatrice dell’opera con il sottofondo della sua voce struggente, la nenia Mama, sorta di elemento vocale primario, ritmato in tutte le sonorità più ancestrali e infantili.
Ma Pistoletto e la Nannini sono soltanto i primi due testimoni di questa operazione che aspira ad allargarsi in grande stile ovunque. E, infatti, saranno poi i dieci gruppi musicali intervenuti a interagire nella giornata inaugurale (la mostra prosegue fino all’8 marzo), a inserire le proprie sonorità nel solco tracciato dai due protagonisti principali: dall’intervento jazz di Roberto Ottaviano, a quello trasversale di Davide Viterbo, Enzo Veronese, alla trance di Monowatt, alla musica visionaria e cinematografica di Sergio Altamura, all’innesto tra strumenti antichi e moderni del gruppo Kamafei, alle ricerche sonore di Matteo De Ruggeri, Ester Valentini, Gianluca De Robertis. Infine al quartetto femminile delle Faraualla che affinano da ormai tredici anni la loro conoscenza delle varie sonorità.