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Fervono i preparativi, al presidio permanente, per l’8 marzo delle donne contro il Dal Molin. «Governo e comune – scrivono le donne dell’assemblea – sappiano che continueranno ad avere una gatta vicentina da pelare». La festa delle donne sarà anche una giornata di lotta, creatività e incontri. Molte le iniziative in programma, tutte pensate in questi giorni alle affollate assemblee di donne (ottanta, cento ogni volta) che si svolgono al presidio. Le attività decise sono la presenza in consiglio comunale dove «la madre terra e le sue sorelle consegneranno alla giunta il frutto della loro svendita della città». Alle 18.30 un corteo si snoderà per le vie del centro, liberamente «interrotto da monologhi, suoni di guerra, azioni teatrali». Quindi alla sera, «la gatta sulla base che scotta», cena al presidio e spettacolo.
Nel loro appello le donne vicentine rivendicano il loro essere «per la tutela del territorio e la preservazione delle risorse e pronte a difendere la nostra terra anche con i nostri corpi, se necessario». «I nostri corpi – continua l’appello – sanno dare vita ma sanno anche essere determinati e mettersi in gioco. Siamo per la pace non come semplice “assenza di guerra” ma come condizione sociale che ci permetta di vivere meglio, come cittadine e come donne. Se c’è pace c’è più spazio per la tutela dei diritti delle fasce deboli, a cui noi, purtroppo, sappiamo di appartenere. Quando scoppia una guerra le prime a risentirne sono donne e bambini, perché la guerra ha la capacità di ribaltare i valori tradizionali di una società e ne mette in crisi i ruoli. Siamo per il futuro perché vogliamo consegnare una città e un mondo migliore ai nostri figli e alle generazioni future, ma anche a noi stesse; vogliamo la libertà di poterci riprendere il nostro tempo, di poter vivere una città a misura d’uomo e di donna». Ci sono donne di tutte le età al presidio, studentesse e casalinghe, lavoratrici e pensionate. E tutte ribadiscono che questa esperienza, questa lotta ha cambiato la loro vita. Per molte si è trattato della prima volta in politica, o comunque impegnate in una situazione che ha sconvolto orari, ritmi, rituali. Per altre è stato il naturale proseguimento di un impegno che dura da anni, contro le servitù militari, contro la guerra. Per tutte adesso c’è più che mai la convinzione che fermare la costruzione della nuova base al Dal Molin è possibile. Nonostante gli ostacoli, nonostante un governo che ha già dato il suo assenso agli americani. E nonostante a breve potrebbero iniziare i lavori preliminari nell’area dell’aeroporto. Almeno questo è quello che si vocifera. Al presidio permanente vogliono rispondere al presidente del consorzio cooperative costruzioni, Collina, che nei giorni scorsi rivendicava il diritto a partecipare alla gara d’appalto per il Dal Molin. «Creare lavoro per la guerra – dicono al presidio – è eticamente inaccettabile. Fa a pugni con i principi a cui una cooperativa dovrebbe ispirarsi». Ma non c’è stupore, del resto «prese di posizione come questa erano più che attese da un mondo che, evidentemente, ha fatto del denaro l’unico riferimento». Le donne e gli uomini dell’assemblea permanente ribadiscono che «il movimento ha appena iniziato il suo cammino. Se il governo non retrocederà dalla propria posizione impediremo con strumenti legali e mobilitazioni pacifiche la realizzazione dell’opera. E nei confronti di quelle aziende e cooperative che dovessero rendersi complici di una scelta scellerata costruiremo forme di boicottaggio pubblico, denunciando le loro responsabilità».