La forza delle parole
18 Marzo 2003
La lettera dice che “la guerra teme la poesia”, ma è forse più vero che la poesia teme la guerra. Anche noi temiamo la guerra.
Però la poesia ha un’autentica forza simbolica.
La guerra teme la poesia.Alla Casa bianca poche settimane fa è stato
annullato un invito a molti poeti americani per paura che si
esprimessero contro la guerra. Un tempo la poesia è stata profezia e
preveggenza, oggi conserva la capacità di restituire alle parole il loro
significato più profondo e autentico. Ieri come oggi i poeti vengono
banditi dalle città e dalle case perché smascherano l’ipocrisia dei
politici e dei mercanti di morte. Si cerca di far accettare
l’inaccettabile, usurpando e rovesciando il senso delle parole, così le
guerre diventano giuste, umanitarie e sante e quindi inevitabili e
perché no? desiderabili… Da quando le bombe sono diventate
intelligenti c’è di che preoccuparsi di come viene utilizzata la parola
e l’intelligenza. Per arrivare al ripugnante «effetto collaterale» con
cui viene definita la morte di civili innocenti. La guerra e i suoi
rappresentanti temono le parole perché prima o poi torneranno a
riprendersi il loro vero significato. Chiediamo a chi si esprime con la
scrittura e la parola di inviare il proprio testo
(roberto.pasquali@iperbole.bologna.it) e di aderire a una giornata della
poesia (sabato 29 marzo) in cui la parola pace possa raggiungere anche
gli uditi meno sensibili come quelli dei potenti che solo con la forza
tentano di dominare il mondo.
Roberto Pasquali, Bologna