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La nostra felicità ha origine dall´aver fatto riaffiorare dai buchi neri della memoria la “bellezza” della nostra città, e dal desiderio sorgivo di ridisegnarla attraverso la pratica politica delle relazioni. Così oggi a Catania ci sentiamo protagoniste della sua vita e del suo presente insieme ad altre donne e ad altri uomini che la abitano con il loro saper esserci. Per la Città Felice, esserci a Catania significa tenere insieme sentimento e pensiero per ricreare attraverso la sua storia i modi e le parole per viverla positivamente nello scorrere del tempo. Il mare di Catania e il suo vulcano sempre attivo, delineano la fisionomia di questa città iscrivendola in una cornice naturale; il magma fluido e i corsi d´acqua che scorrono tra la terra che la comprende, si con-fondono tra loro per restituire energia, forza e vitalità a questa città, sponda d´approdo e di partenza per Siculi e Greci, Romani e Bizantini, Arabi e Normanni, Angioini e Spagnoli. Catania città ospitale, ha accolto questi popoli e le loro culture generose che hanno saputo prendere e dare, lasciando segni tangibili del loro passaggio, come stili, architetture, arredi e soluzioni urbanistiche multiformi e diversificate. Queste differenze tanto evidenti quanto la loro equilibrata convivenza sul territorio catanese, rappresentano simbolicamente il frutto delle sapienti mediazioni operate nel corso dei secoli da donne e uomini che sono riusciti anche a creare e significare allo stesso modo una certa armonia tra ambienti interni ed esterni e tra spazi pubblici e privati (basti pensare ai cortili bizantini, alle case barocche, ai mobili Liberty e neoclassici e ai mercati arabi con i quali e nei quali le donne di Catania hanno sempre vissuto con gioia, eleggendo gli stessi a luoghi, spazi e oggetti del vivere e dell´abitare femminile.) Tutta questa complessità ha via via costituito una preziosa risorsa per le donne e gli uomini di Catania, alla quale attingere per mettere in forma le pratiche relazionali adatte alla creazione dell´esistenza civile e serena di una città. Nella sua storia recente questa città porta però anche il carico pesante della violenza, della mafia e del degrado urbano. Catania ha vissuto per anni nel silenzio della sua forza e della sua bellezza, contratta e relegata in inquietanti e sommari giudizi legati soprattutto al fenomeno della mafia, fenomeno che comunque per la Città Felice è stato ed è oggetto permanente d´indagine e di riflessione. Le tradizionali modalità stereotipe di affrontare la questione, che rendono gli eventi ancor più brutali della realtà stessa, adottano un linguaggio terroristico, dividendo i protagonisti, uomini e donne, in buoni e cattivi e decontestualizzandoli dal loro sesso e dalla loro esperienza. La Città Felice ha elaborato come la mafia sia una realtà creata da mediazioni maschili, e per altri versi ha messo a fuoco come la storia complessa di molte donne coinvolte in episodi mafiosi non possa essere vista ponendosi nella posizione preconcetta di chi sclerotizza l´esperienza femminile in ruoli di vittime o colpevoli. Dai gesti originali e coraggiosi di alcune di queste donne, estranee o coinvolte nel sistema mafioso, è emersa una forza che ha iscritto positivamente il segno della differenza femminile in realtà così tanto connotate dai riti maschili come quello della lotta ufficiale per la legalità e come lo stesso ordinamento mafioso. (Vedi la storia di Rita Atria, figlia e sorella di mafiosi che scelse di collaborare con Paolo Borsellino infliggendo un duro colpo alla mafia e seguendo il giudice anche nella morte dopo la strage di via D´Amelio, o la reazione appassionata di Rosaria Costa moglie dell´agente Schifani ucciso nella strage di Capaci, la quale durante i funerali del marito, del giudice Giovanni Falcone di sua moglie giudice Francesca Morvillo e degli altri agenti della scorta, nella cattedrale di Palermo denunciò la mancanza d´amore che regnava in quel luogo, stravolgendo lo scontato rituale previsto nelle ricorrenze di quelle morti annunciate.) In questi contesti è stato importante per Città Felice riuscire a intrecciare rapporti e relazioni per dare valore pubblico a certe azioni che a nostro avviso concorrono alla modificazione della lettura e del senso da attribuire al fenomeno mafioso perché così sono state tradotte e interpretate dall´esperienza femminile. Tutto questo fa la differenza, perché mette in moto corrispondenze di desideri e di pensiero, autonomie d´intervento, situazioni che intaccano scene e contesti che altrimenti rimarrebbero immodificati e privi di parole autentiche. La nascita della Città Felice è avvenuta nel giugno del ´93 a Catania a partire dal vincolo politico tra Anna Di Salvo e Vivien Briante, una relazione che ha costituito il fulcro per la creazione di una rete di rapporti duali tra donne e recentemente anche con qualche uomo. In dieci anni di vita la Città Felice si è sempre mantenuta in contatto con il territorio anche attraverso interventi su quotidiani e riviste locali; ha individuato percorsi nuovi nella città, vivendola e osservandola fuori dai soliti schemi, assumendo modalità politiche di intervento capaci di abbracciare man mano le varie realtà operanti nella vita cittadina con le quali al presente si continuano a tessere incontri e riconoscimenti: dal comitato Babilonia per la riqualificazione urbana partecipata all´associazione “Terra e liberazione” per la libertà di espressione della lingua siciliana, dalla comunità di donne e uomini della Chiesa Valdese ai comitati per il centro storico e per la pista ciclabile, dalle reti “no-global” alle associazioni ambientaliste ecc. Il lavoro, inteso come luogo di relazioni e di scambio, e il quartiere, abitato col desiderio di ascoltare i bisogni e i desideri di chi ci vive, sono ambiti intorno ai quali la Città Felice si misura di frequente. Una meta importante è stata quella di mettere nella pratica politica cittadina la dimensione del “pubblico non statale” quale spazio nel quale le linee di confine che separano il privato dal pubblico scompaiono pian piano grazie alla messa in atto nel quotidiano delle invenzioni della politica delle donne: il partire da sé, la creazione sapiente di mediazioni e di relazioni e rapporti, la pratica non distruttiva dei conflitti, l´individuazione di simbolico femminile. “Esserci” nella vita pubblica, per Città Felice ha significato anche scegliere come propria sede “Via Cantarella”, un´antica villa, luogo storico nel cuore della città dove s´incrociano presenze e progetti di varia origine, come la comunità Valdese e quella Eritrea, associazioni per l´accoglienza e la cura dei migranti, per la legalità, archeologiche, ambientaliste ecc. In queste convivenze si è delineata la prospettiva di possibili relazioni di differenza con alcuni uomini, particolarmente con quelli che hanno acquisito una certa sensibilità nei confronti della politica delle donne, trovandovi per sé un ambito fecondo di incontro tra politica e vita, tra desideri e pratiche. Tentare la strada difficile e ancora in gran parte sconosciuta della relazione di differenza con gli uomini, è un ulteriore lavorio e un´ardua scommessa per la politica della Città Felice, perché nella relazione con un uomo emergono spesso modalità politiche scarsamente conciliabili. Si è però anche constatato, positivamente, che possono aprirsi possibilità originali di conoscenza dell´altro, e come questa volontà nuova possa portare a cambiamenti e a convivenze più sensate nella città. Numerose sono le iniziative realizzate a Catania dalla Città Felice in questo decennio di vita: i convegni “L´ordine femminile ridisegna Catania” nel giugno del´93 e “Il pensiero femminile agente a Catania” nell´aprile del´95; incontri su figure femminili e pensatrici quali Hanna Arendt, le trovatore, Ildegarda di Bingen, Margherita Porete, le Preziose, Simone Weil, Etty Hillesum. E ancora seminari sulla Pedagogia della differenza e sull´Autoriforma gentile della scuola, presentazione di testi sul pensiero della differenza sessuale, discussione su questioni poste dalla rivista Via Dogana (con la quale siamo in stretta collaborazione), mostre, produzione di scritti sull´arte e sulle artiste dal medioevo ai nostri giorni, documenti e interventi in libri collettanei e in corsi di aggiornamento per insegnanti. Nel maggio 2002 la Città Felice ha contribuito con la sua elaborazione al seminario “La práctica de la paz” (la pratica della pace) organizzato dal Centro di ricerca di donne “Duoda” dell´Università di Barcellona, grazie all´invito della storica spagnola Maria Milagros Rivera Garretas. Tutto questo lavorio politico e la restituzione in termini di guadagni e modifiche in città che da esso è emersa, ha sollecitato la Città Felice a uscire dai confini catanesi per accostarsi ad altre città a partire dalle relazioni esistenti con donne (e alcuni uomini) di queste città. Abbiamo chiamato questo intreccio di scambi e di energie politiche che registra ormai quasi tre anni di vita, “politica delle Città Vicine”; oltre Catania sono finora vicine, simbolicamente, Milano, Catanzaro, Foggia, Roma, Bologna, Spinea, Mestre, Firenze. E´ avvenuto così che la politica di essere e fare la città si è resa riconoscibile e praticabile anche in altre realtà, e tra due o più città, con donne e con uomini con cui si sono concretizzate iniziative, idee, invenzioni. Nella serie d´incontri avvenuti (il primo, stanziale, è stato in Sicilia, ad Adelfia-Scoglitti nell´agosto 2000, poi si è scelta la città di Roma come luogo centrale, ma non unico, d’incontro), abbiamo verificato che c’è un desiderio comune a molte e molti e diffuso dappertutto di uno scambio politico che dia senso all’essere abitanti della città. Un esserci sensato che si può chiamare in tanti modi, uno dei suo nomi è certamente Città Felice.