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di Concita De Gregorio


Attenzione. Sembra “La Bionda, la Moglie, la Capa” e invece è House of Cards. Prendere appunti, risceneggiare, uscire dall’inerzia del remake. No, non è una commedia sexy trucida, ridicola e scadente, l’infermiera, la supplente, la preside, quella roba lì, quella che tutti capiscono di cosa si tratta e ridono e si tranquillizzano (vedi, anche il ministro) e fanno la ola, le battutacce sessiste a darsi di gomito coi doppi sensi, due giri a scopone scientifico, la pompeiana esperta, chissà che numeri avrà fatto a letto per annebbiargli la vista perché l’uomo, povera creatura, è debole, la donna è tentatrice, alzi la mano chi non si è confuso almeno una volta nella vita, dai, chi non ha deragliato e mentito per poi dire scusa amore mi sono sbagliato, la donna della mia vita sei tu. Professoressa glielo giuro, mi perdoni, non lo faccio più. D’altra parte si sa che i maschi alla guida tamponano se metti il cartellone di una bionda agli incroci, gli automobilisti hanno le reazioni delle cavie lobotomizzate, poveri cari, la soluzione per la sicurezza stradale è semplice: togliere le bionde dagli incroci e nessuno si farà più male.

Invece no. Invece è la perfetta istantanea dello stato del potere, questa pochade di fine estate. Una storia a tratti persino livida: il tramonto della democrazia rappresentativa per difetto di rappresentanza, per inconsistenza delle classi dirigenti, il potere inteso come privato privilegio, l’onnipotenza proporzionale all’incompetenza, la paura del ricatto e quindi il ricatto. Anche un po’ il ribaltamento delle parti in commedia (James Bond, la pupa: chi dei due porta a termine la missione?) e l’incrinarsi – pensa te – del detestato patriarcato. Ha fatto più la Bionda in una settimana che tanti saggi, tanti panel, tante amazzoni delle opposizioni in mesi e anni. Esagerato? Vediamolo insieme, allora, questo film.

La Bionda. Nella mirabile intervista tv di Marianna Aprile e Luca Telese sta ridente e tranquilla. Fa il suo mestiere: quello di un’imprenditrice di provincia che ha l’ambizione di fare carriera. È una colpa? Direi che è la norma. Vedete forse in questa storia altri, primari, comprimari e comparse, privi di ambizione? Vedete forse qualcuno che punti a distruggere anziché incrementare il suo patrimonio di consenso? Non mi pare.

Dice io ho votato Meloni. Certo, pensavate che avesse votato Mimmo Lucano? Dice mi dispiace che il ministro si sia dimesso, io lo stimo: bastava che dicesse la verità, mi sono solo difesa. Poi dice alcune cose di altissimo valore istituzionale. Era lui l’uomo delle istituzioni, non io. Cioè: è lui che ha giurato sulla Costituzione di servire il popolo italiano, non io. È lui che mi ha inserito nelle chat, nelle mailing list, è lui che è venuto a prendermi per portarmi ai sopralluoghi. È lui che mi ha chiamata per farmi ascoltare la moglie, al telefono, senza che lei lo sapesse. Io l’ho sempre aiutato. L’ho visto ingenuo, in difficoltà: gli ho regalato un salvaschermo da mettere sul telefono, una protezione anti-spia. Era lui che chiamava e riceveva chiamate da ministri e presidenti, non io. «Si è trovato in una situazione che non ha saputo gestire». Infine, colpo di scena per i fan del boccaccesco, della Mantide che fa pesca a strascico fra potenti fino ad abbindolarne uno (a parte il fatto che, eventualmente, se ti fai abbindolare sei tu l’allocco). Dice, la Bionda: io avevo con lui un rapporto personale, non affettivo. È lui ad aver detto che c’è stata una relazione, un «fatto privato», non io.

Ecco il dettaglio che ci porta direttamente alla scuola dell’infanzia, dove lui è convinto di essere fidanzato con lei ma lei non lo sa. Il «fatto privato» secondo lui. Lei che si limita ad accettare gli inviti: prendere il passaggio, fare il sopralluogo, andare al concerto. Pensa se non ci fosse stata sessuale ricompensa, che storia ridicola.

Sono altre le donne in questa storia, non io – dice la Bionda. Cioè dice: io non sono la donna di questa storia. Ce ne sono altre, il ministro era ricattato: da direttori di settimanali, per esempio. So che c’è una talpa al ministero. Infine: ho registrato e conservato traccia di ogni cosa perché è stato lui a dirmi «non ti crederanno». Tu sei una donna, io un uomo. Io sono il ministro, tu non sei nessuno. Che storia antica. Quindi d’ora in avanti le bionde con le extension di cui danno credito sui social sanno come fare. Barbie bondgirl, powerbarbie. Poi la domanda capitale: per quale ragione al mondo una dovrebbe lavorare gratis? Per accrescere la sua reputazione, i follower, per fare curriculum, è ovvio. Un reddito reputazionale. Ma lui? Lui cosa sperava di ottenere in cambio di quell’incarico gratuito? Che storia da terza elementare. E noi? Noi cittadini italiani, cosa potevamo ottenere?

La Moglie. Una voce fuori campo, nel film. Un’altra bionda, anche lei molto alta (sul debole degli uomini di modesta statura per le donne che li sovrastano lascio la parola agli psicoanalisti) che sobriamente non compare mai se non nelle occasioni istituzionali, tipo Venezia, si vede che ha altri problemi da risolvere ma che in privato, giustamente, gli dice non renderti ridicolo.

Anche lei lo protegge. Gli dice straccia quel contratto di consulenza, gentilmente, stupido. Cerca di stare nella decenza. Lo sappiamo, questo, perché lui la mette in viva voce con la Bionda. Che caduta di stile, che violazione dell’intimità familiare. La donna più importante della sua vita messa in viva voce con l’altra. Altra che non è, fino a prova contraria, l’amante. Lei non conferma, e sì che ne trarrebbe beneficio. Anzi, dice non sono io. Cercate altrove.

La Capa. C’è un grande vulnus nella selezione dei maschi affidabili, nel pubblico e nel privato, qui. Ma in questo la Capa ci è sorella. Chi di noi non ha creduto all’uomo sbagliato. Perché aveva un ciuffo, perché era un simpatico sbruffone che chissà come mai si stava interessando proprio a noi non così fighe, perché ci lusingava, perché ci pareva devoto. Ci siamo sbagliate, ci sbagliamo sempre. Siamo brave solo con gli uomini delle altre.

Però va detto che la Capa se ne sbarazza, alla fine, dei suoi errori. Anche qui. Prendere appunti. La Capa li mette alla porta. Tardi, sì certo, ma lo fa.

Sceneggiatori: riscrivere la trama. La Capa non ha nessuno di cui fidarsi. La Capa dovrebbe infine risolversi a scegliere i competenti, non i devoti. Piano piano. Si rende conto del pericolo del ricatto. I maschi protervi fanno scemenze guidati dal testosterone. Del resto. Quelli che dicono, nei talk, pover’uomo, irretito da una bionda che l’ha annebbiato, da una bionda opportunista: non stanno forse parlando di sé, del loro passato e presente?

E basta un po’, con questa commedia sexy permanente in cui la tentatrice di fa deragliare. Tenete saldi i pantaloni, amici. Stringete la cintura. Siete voi a deragliare. Siete voi a presumere favori sessuali in cambio, anche quando li sperate e non ci sono. La nuova sceneggiatura del film: l’esercizio del potere richiede una quota di fedeltà, di castità. Siete in grado, o siete inadatti per difetto di controllo? Le bionde vincono, altrimenti.

Le bionde, qui, hanno vinto la partita. Barbie premier. Barbie moglie. Barbie influencer. Ragazze: avete visto come si fa? D’ora in avanti: occhiali a raggi X, controllo delle mail e a voi il governo. Non date quello che vogliono: promettetelo solo. Coi cuoricini, gli emoticon.


(la Repubblica, 7 settembre 2024)