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Gemma De Magistris

Sembra che il comune di Milano abbia avuto bisogno di una lunga e complicata riflessione per decidere se mantenere o meno in Via Padova le decorazioni in varie lingue.
A scuola ci siamo arrivati più in fretta.
Entro in una mia classe cui riconosco buone capacità organizzative e desiderio di collaborare e lancio la proposta: prima reazione entusiasmo, in fondo si tratta di colorare cartoncini e riempirli con un breve testo augurale.
Ma le cose cambiano in fretta: molte studentesse e studenti “stranieri” scoprono di parlare la lingua madre ma non sono certi di saperla mettere per iscritto; allora l’incontro diventa fondamentale. Incontro fra di loro, scambio e aiuto da casa.
La classe che coordina si occupa degli aspetti tecnici, procura cartoncini, ritaglia, dà forma, distribuisce. I ragazzi delle varie classi delle due torri si incontrano, le connazionali collaborano, chiedono consigli.
Poi nell’aula di filosofia arrivano i cartoncini con gli auguri ma ognuno/a arriva anche con una piccola storia: i toni sono eccitati, le parole hanno perso timidezza.
“Ho preparato gli auguri con mia madre, ho sentito la zia che è in Egitto, nelle Filippine, in Ucraina……ho contattato i miei cugini dicono che bella idea, ho pensato che un disegno sarebbe stato carino…..” Le studentesse più piccole delle classi prime bisogna stanarle in classe, hanno preparato ma non hanno il coraggio di portare giù i cartoncini. Ma li hanno lì. Poi un espositore di legno, e circa 15 ragazze e ragazzi si interrogano sulla maniera migliore per ricoprirlo. Ogni biglietto viene ammirato, si cerca di capire la lingua, si incastrano le forme, si tenta una piramide. Tanti tentativi e ognuna e ognuno ascolta, dice la propria, poi chiede consiglio. E sono di classi diverse. Non si conoscevano.
Osservo, non mi pronuncio, dichiaro la mia incapacità, autorizzo a decidere e penso: “questa è l’ora di filosofia, ho interrotto il programma, rimandato Cartesio e il cogito a dopo Natale, ma stanno imparando e, in una maniera che non si può dire ma solo intuire, stanno facendo filosofia”.
E in questo momento (didattico??) la riforma Gelmini è da un’altra parte.
Nell’atrio della nostra scuola c’è un espositore con tanti cartoncini colorati che augurano buon Natale, buon anno, in circa 40 lingue. Non c’è testo che lo accompagni, non attira tanto l’attenzione ma i ragazzi e le ragazze ne sono fieri, lo hanno mostrato ai genitori a scuola per i consigli di classe. E si sono incontrati. Il mio guadagno per il tempo, l’energia, i minuti sottratti a Cartesio?
Come una piccola o grande ricchezza che non so dire.