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di Anna Di Salvo


La pandemia di Covid 19 ha dato un ulteriore colpo al ribasso alla politica di rinnovamento intrapresa da alcune realtà maschili o da singoli uomini che nel tempo avevano guardato con interesse alla differenza femminile come a un bene per sé. E un colpo al ribasso lo ha dato anche a quella politica di uomini e di donne che avevano messo in moto scambi e conflitti costruttivi tra loro in una pratica che abbiamo chiamato relazioni di differenza «per mettere fine al dualismo per cui la politica delle donne sarebbe una politica accanto a un’altra, detta maschile o neutra, e dare luogo a una vera politica della differenza sessuale», così come dice e scrive Lia Cigarini nel suo intervento all’incontro di Via Dogana 3 del 18 aprile 2021 scorso, La politica delle donne è politica, riferendosi al numero cartaceo di Via Dogana del 1991 La politica è la politica delle donne.

Ancora Lia Cigarini nel suo intervento fa riferimento, criticandolo, al concetto di parzialità applicato da parte maschile all’essere donne, nell’intento di estrometterle insieme alle loro elaborazioni e alle loro pratiche dal contesto decisionale neutro rivolto a ciò che ci circonda e stringendole all’angolo della scena politica così da ridurre, insieme al protagonismo femminile, la loro sfera d’intervento e d’interesse agli aspetti riguardanti le donne. A tal proposito si veda, ad esempio, come alcuni uomini di realtà politiche con cui Città Felice ha collaborato avrebbero preferito, che, in merito alla sorte degli edifici e degli spazi verdi degli ospedali dismessi di Catania, noi ci occupassimo solo di porzioni ospedaliere da adibire ad uso abitativo per donne senza tetto o vittime di violenza, invece di intervenire nel contesto generale e di far valere le nostre visioni in merito alle destinazioni d’uso degli spazi, o di proporre a donne e uomini delle varie realtà interessate di assumere modalità relazionali per prendere decisioni o per mettere a fuoco le proposte da esporre alle istituzioni cittadine. Posizioni più aderenti al nostro sentire sono state invece assunte da uomini che non fanno parte di realtà di sinistra strutturate.

Ritornando all’arretramento della politica della differenza maschile, non sono pochi gli aspetti dai quali si può dedurre un allontanamento di parecchi uomini dal quel percorso di ricerca nel quale si erano riconosciuti, così come l’allontanamento dalle relazioni di differenza che alcuni avevano intrapreso con donne. Alcuni di questi aspetti ho potuto riscontrarli a malincuore nei rapporti politici che avevo instaurato da tempo con uomini di realtà politiche con cui collaborava La Città Felice e che, a mio avviso, sono peggiorati anche a causa della pandemia che da un anno ha costretto tutti e tutte a forme di distanziamento fisico e relazionale in cui si è cercato di supplire agli incontri in presenza con forme di scambi informatizzati. Parlo ad esempio dell’adesione di alcune realtà catanesi e non solo (ne hanno fatto parte da subito anche alcuni uomini di Maschile Plurale) alla rete “La società della cura”, promossa da Attac e da altre realtà della sinistra antagonista come centri sociali e donne della quarta ondata femminista, e della pressione esercitata da loro nei nostri confronti affinché ne facessimo parte, visto che avevamo mostrato perplessità riguardo all’uso superficiale della parola “cura” che non teneva conto del suo essere un principio trasformativo politico, risultato di anni di elaborazione femminista.

In seguito ai conflitti e ai malesseri scaturiti dalla nostra mancata adesione alla “Società della cura” si sono susseguite altre manifestazioni che mi/ci hanno portate a rivedere l’autenticità di certe relazioni e a riconsiderare il desiderio di relazioni di differenza da parte di alcuni uomini con i quali erano intercorsi in un passato non troppo lontano legami politici. Ne è venuto fuori che alcuni ritengono l’utero in affitto una possibile pratica da normalizzare per andare incontro al desiderio di maternità-paternità di uomini gay… Oltre che appoggiare il disegno di legge Zan ovviamente. Che altri stanno considerando insieme a partiti e sindacati la realizzazione di strutture protette dal punto di vista logistico e sanitario per consentire la “libera” attività di “sex-work” (libera cioè, a loro dire, dallo sfruttamento dei protettori), garantita da assistenza mutualistica, sindacale e pensionistica, con buona pace della legge voluta dall’inarrestabile senatrice Lina Merlin.

In questa situazione di crescente disagio per il deterioramento dei rapporti politici con alcuni uomini, nell’ultima parte del suo intervento Lia Cigarini, ideatrice e sostenitrice della pratica politica delle relazioni di differenza tra donne e uomini, avanza una proposta per sbloccare la situazione. Lia ci invita a guardare alla mediazione della relazione materna come possibile mediazione con gli uomini così come essa è diventata, insieme alla genealogia femminile, la figura simbolica che ci ha dato forza nel procedere tra donne. La mediazione della relazione materna potrebbe costituire l’elemento di fiducia nei rapporti tra donne e uomini e rendere più fluida e sincera la relazione. Sul finire dell’intervento Lia Cigarini riporta la frase di un cantante celebre che durante il periodo del MeToo fece chiarezza più di tanti discorsi: «Se hai un sano rapporto con la madre rispetti le donne».

Su questo punto siamo concordi (io e le amiche della Città Felice di Catania con le quali a giorni discuteremo del libro Il luogo accanto: Identità e Differenza, una storia di relazioni di Teresa Lucente) e vogliamo “approfittare” della proposta di Lia Cigarini per procedere nella pratica e nella ricerca di nuove relazioni di differenza mettendo al centro la possibilità della “mediazione della relazione materna”.


(#ViaDogana3, www.libreriadelledonne.it, 21 maggio 2021)