11 settembre, quattro vedove contro Bush
4 Aprile 2004
Bruno Marolo
Quattro vedove hanno battuto Condoleezza Rice. Con le loro proteste hanno ottenuto da lei una testimonianza pubblica, sotto giuramento, davanti alla commissione d’inchiesta sull’11 settembre. La consigliera per la sicurezza nazionale sarà interrogata giovedì 8 aprile. Ha capito di non avere scelta quando ha chiesto di incontrare le famiglie delle vittime ma le vedove inesorabili le hanno risposto di no: prima di stringere loro la mano avrebbe dovuto testimoniare.
La Casa Bianca si è resa conto in ritardo di un potere che il congresso aveva imparato da tempo a conoscere e a temere. Il potere di quattro madri di famiglia che non si erano mai occupate di politica prima della tragedia che ha sconvolto le loro vite. I loro nomi si leggono ormai ogni giorno sulla stampa americana: Kristen Breitweiser, Patty Casazza, Lorie Van Auken e Mindy Kleinberg. Si fanno chiamare “le ragazze del New Jersey”, con un’allusione allo Stato in cui vivono ma soprattutto a una famosa canzone di Bruce Springsteen. Le ragazze dei New Jersey sono considerate provinciali e sempliciotte dalle loro vicine di New York. Anche per questo milioni di donne americane si sono riconosciute nelle quattro vedove, hanno visto in loro lo stesso spirito dei personaggi di un film di Frank Capra, “Mr. Srnith va a Washington”: la rivincita di gente semplice e perbene contro il cinismo dei professionisti della politica.
“Prima dell’ 11 settembre – confessa Lorie Van Auken – non conoscevo la differenza tra camera e senato. Quando sono stata per la prima volta a Washington con le mie nuove amiche, ho domandato a una di loro se fossero più numerosi i deputati o i senatori. Ora ho imparato che non si possono dare per scontati i diritti garantiti dalla costituzione. Bisogna combattere per difenderli. Non basta votare. Se non si capiscono i problemi con cui dobbiamo misurarci, si rischia di votare per qualcuno che non rappresenta i nostri interessi”.
Nelle elezioni del 2000 Lori Van Auken e Mindy Kleinberg hanno votato per Al Gore, Kristen Breitweiser e Patty Casazza per George Bush. Oggi come allora, tutte e quattro sostengono di non essere legate a un partito. “Vogliamo la verità – assicura Kristen Breitweiser – vogliamo sapere perché un giorno i nostri mariti sono andati al lavoro nel World Trade Center a New York e la sera non sono tomati”.
Nel dicembre del 2001 il senatore democratico Joseph Lieberman chiese al governo di nominare una commissione d’inchiesta sull’11 settembre. Dalla Casa Bianca emergevano retroscena inquietanti: mesi prima dell’attentato i servizi segreti e l’agenzia investigativa federale erano sulla
pista di alcuni dei dirottatori, il governo era stato avvertito che i terroristi di Al Qaeda volevano impadronirsi di aerei per un attacco al cuore degli Stati Uniti, il governo di Bill Clinton aveva un piano di intervento contro la rete di Osama Bin Laden ma il consiglio nazionale di sicurezza lo esaminò con mesi di ritardo. Il massacro dell’11 settembre era evitabile? Il presidente Bush era risolutamente contrario alla nomina della commissione. Sosteneva di voler condurre la lotta contro il terrorismo guardando al futuro e non al passato. Gran parte dell’opinione pubblica era con lui.
Le quattro vedove andarono insieme da Home Depot, un grande emporio di materiali da costruzione. Comprarono tavole di legno e barattoli di vernice, scrissero i nomi dei mariti uccisi, e presero un treno per Washington. Con altre trecento persone, si accamparono davanti al congresso. “Non era possibile dire no a quelle donne” ha confessato un deputato repubblicano al New York Times. Nessun politico voleva dare l’impressione di opporsi alla ricerca della verità sulla più grande tragedia americana dalla fine della guerra mondiale. Il presidente Bush cambiò atteggiamento. Fu la prima volta, ma non l’ultima. Sotto la pressione delle vedove Bush ha accettato di dare altri fondi e altri mesi di tempo alla commissione, di autorizzare la testimonianza di Condoleezza Rice e di essere interrogato egli stesso, a porte chiuse.
Le “ragazze del New Jersey” si sono messe in contatto con le famiglie delle vittime del volo Pan Am 103, esploso nel 1988 sopra Lockerbie in Scozia. Da loro hanno imparato a sollevare l’opinione pubblica contro i tentativi di insabbiare le indagini. “L’Internet è la quinta vedova – spiega Kristen Breitweiser – grazie alla rete siamo riuscite a dare vita a un movimento nazionale”. Thomas Kean, il presidente repubblicano della commissione d’inchiesta, si rende conto che non sarebbe tollerata alcuna compiacenza da parte sua verso il governo. “Le vedove – ha raccontato al New York Times – mi telefonano continuamente, mi tengono d’occhio, seguono il progresso dell’inchiesta, ci hanno suggerito alcune delle domande più importanti per i testimoni. Se non ci fossero loro, dubito che la commissione esisterebbe ancora”.